Natale a casa Ortolani

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È un aereo? È un uccello? No, è la Morte Nera!

E’ domenica sera, esco dal cinema che fa un freddo becco, e mentre il naso mi si congela e mi stringo intirizzito nel giaccone, alzo lo sguardo al cielo notturno.
Ma invece di una porzione di cielo, fra i tetti delle vie del centro vedo un campo stellato di lucine intermittenti che fa da sfondo a un’invasione di Death Star bianche e gialle.
E capisco che sta per uscire il nuovo film di Star Wars.
Poi guardo meglio e mi rendo conto che la citazione è solo involontaria: a queste sfere qui manca il cratere del superlaser, dunque sono solo delle enormi palle colorate fatte di lucine bianche e gialle.
E capisco che sta per arrivare di nuovo Natale. Succederà dieci giorni dopo l’uscita del nuovo film di Star Wars, giorno più giorno meno.

D’un tratto, per associazione di idee, mi viene in mente una cosa che ho letto poche settimane fa: una cosa che riguarda proprio l’arrivo del Natale, e l’ha scritta Leo Ortolani, sul suo blog.

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Tutti hanno diritto alla propria squadra di calcio

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Era scontato che, prima, o poi, un blog che ha per sottotitolo “uomini, dèi e potenti magie” si ritrovasse a parlare di calcio, argomento che interessa tutte e tre le categorie. Oggi però non tratteremo di calcio in senso stretto, cioè quello giocato su un prato verde e/o ammirato da bordo campo, allo stadio o in tv.
Ma del tipo sognato da quasi ogni bambino e ragazzino con un computer o una console: ovvero, il calcio virtuale, gestito in prima persona da se medesimi.
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Quando lo spazio era pieno di misteri

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Questo arzillo vecchietto dall’aria gioviale è Martin.
Pochi giorni fa, Martin ha raggiunto la radura in fondo al sentiero. Ed è un fatto. Ma non sono triste per lui. Perché, anche se a dirlo suona strano, la morte fa parte della vita, e la sua, di vita, è stata lunga, produttiva e non troppo avara di meritate soddisfazioni. Ciò che più conta, io credo, è che si sia potuto godere ottantanove anni in discreta salute e soprattutto in piena lucidità mentale – cosa che di questi tempi è da considerarsi un dono raro – ed è rimasto in gioco fin quasi alla fine.
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Arcani riflessi

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Reason to Stay – Rifugio Remondino – Alta Valle Gesso (Cn) © maurimarino 2016, per gentile concessione

Di suggestioni e di combinazioni.

David Bowie è un artista che conosco e apprezzo da sempre, ma dal quale (come a volte mi capita, con alcuni) finora mi ero lasciato attraversare in modo occasionale, senza soffermarmi su di lui se non per qualche istante, fosse pure piacevole e intenso, per poi passare oltre.
Possiamo dire che gravitasse all’esterno della mia orbita, in silenzio, con garbato riserbo, affacciandosi di tanto in tanto per un saluto.

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Mai fidarsi dei critici

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Anche se in forma epistolare, questa è pur sempre una recensione letteraria; dunque, è giusto che stia anche qui.

Hazen Mavi

da: Bill
a: Nike
data: 01 luglio 2001 10:17
oggetto: silk

Questa è una cosa antica. Quando non hai un nome per dire le cose, allora usi delle storie. Funziona così. Da secoli.

Alessandro Baricco, Seta

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Sulla via della Seta

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Blue morpho Butterfly, dipinto su seta di Daniel Jean-Baptiste (click on the pic for info & artworks)

Diceva Agatha Christie che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.
Nel caso di oggi, il primo indizio era uno scritto di Gramellini, custodito nell’archivio di annotazioni da cui traggo spunto per i miei Fiori Gialli.
Un brano che parla di Alessandro Baricco citando, fra le sue opere, I barbari.

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And the winner is… Michela!

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Michela, the winner, a casa propria insieme a Michele Bravi, the singer

Da un po’ di tempo tutto ciò che scrivo riguarda in qualche modo la musica. Dev’essere la primavera che si avvicina, nonostante proprio ora fuori dalle mie finestre stia nevicando come se fosse Natale.
Pochi giorni fa vi avevo raccontato una storia “musicale” a lieto fine, della mia giovane amica Michela e di un sogno inseguito con tenacia e bravura, tanto che… si è realizzato!
(Se per caso vi siete persi il post vi consiglio di leggerlo ora, che sennò poi andando avanti non tutto vi sarà chiaro. Fatto? Bene!)

Oggi, come promesso, maggiori dettagli ed emozioni ce li facciamo raccontare direttamente da Michela, che mi ha rilasciato quella che a tutti gli effetti è la mia prima intervista. E di ciò naturalmente la ringrazio.
Eccola qui.

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Un invito che non si può rifiutare

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La musica sa raccontare storie di rara bellezza, al tempo stesso semplici e straordinarie. Siano esse proprie della musica in sé, contenute in opere, arie e canzoni, o che dalla musica vengano ispirate e rese possibili.
Questa, di cui vi parlerò oggi, è una storia del secondo tipo, cioè di quelle “ispirate”. Oltre alla musica, e per mezzo di essa, ha per protagonisti due ragazzi accomunati non solo da una grande passione artistica, ma addirittura – per una di quelle combinazioni che sembrano studiate apposta per una canzone – dallo stesso nome: Michela, e Michele.
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Armonia primordiale

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E’ un periodo, questo, in cui scrivo con una certa costanza, almeno un paio d’ore al giorno. Ma non posto quasi nulla.
Butto giù pagine su pagine di cui non riesco a ritenermi soddisfatto, rifinisco, aggiungo una parola, ne tolgo tre, ne cambio qualche altra. E quando credo infine di essere pronto, sento che manca ancora qualcosa; un’ultima rilettura, un dettaglio che potrei aver dimenticato, l’incerta scorrevolezza di una frase.

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