Oggi cade l’anniversario dell’ecatombe di Hiroshima, a cui seguì tre giorni dopo quella di Nagasaki, le due città del Giappone che nell’agosto del 1945 furono martirizzate dagli Stati Uniti d’America sull’altare del pragmatismo bellico, allo scopo (così dicono) di porre fine alla Seconda Guerra Mondiale.
Non mi interessa qui analizzare le cause, vere o presunte, che portarono gli Americani alla decisione di usare l’Atomica per la prima e si spera ultima volta nella storia. Per quello c’è Wikipedia: chi lo desideri può leggersi la pagina relativa a tali eventi, e farsi una propria idea.
Ciò che mi interessa è ricordare le vittime innocenti di quegli avvenimenti: fra le 100 e le 200mila persone, in massima parte civili inermi, spazzati via con due sole bombe. A cui si aggiungono altre centinaia di migliaia di morti causati dalla radioattività residua nei decenni successivi.
E, insieme, a…
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